Il patrimonio culturale italiano

Il patrimonio culturale italiano non è solo un valore di importanza globale, ma anche una fonte di reddito nazionale attivamente sfruttata. In essa si cercano i pilastri della tradizione artistica e continua ad esistere come parte attiva dell’ambiente di vita. Per quelle classi che sono estranee ai valori dell’arte, la necessità di custodire e proteggere i monumenti è sostenuta da argomenti economici.

In Italia, già nel 1939, è stata approvata una legge sulla conservazione dei monumenti storici che prevede la responsabilità oggettiva per i loro danni e distorsioni. La legge obbliga i proprietari e gli utenti delle strutture storiche a mantenere la loro conservazione e a non modificare il loro aspetto e la loro struttura spaziale. La violazione di questi requisiti è soggetta a pesanti multe. I responsabili sono anche tenuti a rimborsare il costo delle opere necessarie per riparare la distorsione. Questo è supervisionato dai dipartimenti speciali di conservazione dei monumenti nei comuni.

Tuttavia, la mancanza di personale qualificato, dovuta agli stipendi più bassi dei dipendenti comunali rispetto a quelli delle ditte private, non permette un attento monitoraggio delle condizioni di un enorme numero di monumenti culturali di valore (solo a Venezia sono stati censiti più di 10.000 monumenti). La negligenza genera numerosi abusi. Il grande patrimonio nazionale del paese è rovinato a beneficio del business privato.

Non dobbiamo dimenticare che questa legge ha un carattere puramente proibitivo. La manutenzione e il restauro dei monumenti di proprietà privata, che è la maggioranza in Italia, non è sostenuta dalle risorse necessarie.

Nell’ottobre 1955, la ONG “La nostra Italia” è stata creata per aiutare a preservare le ricchezze culturali. L’associazione, che ha più di 25.000 membri, ottiene il suo denaro dalle quote di adesione e dalle donazioni volontarie.

L’Associazione ha sedi in tutte le principali città italiane. I suoi membri osservano lo stato dei monumenti architettonici, li studiano, impediscono i tentativi di distorsione e alterazione, divulgano l’importanza dei monumenti tra la popolazione.

Le attività della società sono in gran parte determinate dagli interessi dei mecenati borghesi e dei privati proprietari di edifici storici. Nel complesso, tuttavia, riflette la preoccupazione del pubblico per lo stato del patrimonio culturale del paese ed è senza dubbio benefico.

Diversi segmenti della società sono attivamente coinvolti nella conservazione delle antichità. Lo Stato e i comuni forniscono una somma di denaro insufficiente, ma complessivamente piuttosto consistente, per la manutenzione dei monumenti che non sono di proprietà privata. Anche l’afflusso di donazioni volontarie è significativo, per non parlare del fatto che parte del reddito del turismo è direttamente utilizzato per la manutenzione di edifici e monumenti. C’è, quindi, sia una protezione legislativa che una certa base materiale. Eppure sui muri degli edifici di molte città del paese – manifesti accattivanti – “Salviamo la nostra Italia!”, mentre i monumenti d’arte subiscono costantemente perdite, sono sottoposti a erosione. E questa erosione è stata particolarmente rapida negli ultimi anni.

La trasformazione dell’ambiente spaziale delle città, associata allo sviluppo dell’industria e dei trasporti, influisce sullo stato dei monumenti e degli insiemi. L’industria capitalista non è caratterizzata dalla considerazione dei risultati indiretti delle attività intraprese. Pertanto, i monumenti sono spesso distrutti o minacciati di distruzione anche se non sono direttamente interessati da nulla.

Una delle peggiori conseguenze degli effetti indiretti non contabilizzati dello sviluppo industriale è la minaccia all’esistenza di Venezia. È ormai chiaro che la parte storica della città, a meno che non si prendano misure drastiche, può sopravvivere per un massimo di cento anni. La distruzione di questo prezioso complesso architettonico e di pianificazione è diventata una prospettiva reale.

Infine, l’erosione graduale causata dalla contraddizione della loro funzione con la struttura spaziale ha un significato fatale per il destino di molti monumenti. La vita è costantemente costretta a fare piccole modifiche agli edifici per adattarli all’uso. Di per sé queste distorsioni sono piccole e a volte sfuggono al controllo. Ma accumulandosi gradualmente, portano a una distorsione completa dell’oggetto. Questo, per esempio, è il destino di alcuni dei vecchi palazzi di Roma, Milano, Firenze, occupati da uffici di imprese industriali e commerciali.

Alcuni monumenti dell’architettura in Italia hanno subito danni a causa del loro mal concepito distacco dalla vita della città, anche se è stato fatto per creare condizioni migliori per la loro conservazione. Tuttavia, quando un’opera di architettura diventa solo un monumento, cioè un oggetto di percezione museale, non collegato alle sue funzioni vitali, il suo valore artistico cade inevitabilmente.

Non possiamo ignorare i danni causati ad alcuni monumenti dell’architettura italiana da un restauro sconsiderato. Il desiderio di rivelare i risultati di una certa epoca tra i complessi strati storici è stato a tempo debito caratteristico dei restauratori italiani (soprattutto negli anni 30-40). A volte monumenti unici, frutto di diverse epoche, dopo lo sgombero si trasformano in oggetti archeologici senza vita.

Questo deve essere combattuto.